Ha davvero senso nel 2025 pensare al progetto della seggiovia al Sasso Nero?
Noi come CAI Valmalenco non vogliamo fare nessuna polemica e non vogliamo sostituirci alle amministrazioni, il nostro ruolo, ci impone però di fare delle riflessioni serie.
Condividiamo la lettera inviata ad enti pubblici sulle riflessioni del CAI Valmalenco e CAI Valtellinese sulla realizzazione del nuovo impianto sciistico al Sasso Nero
La lettera è stata inviata a Regione Lombardia, Comune di Chiesa in Valmalenco, Lanzada, Torre Santa Maria, Spriana, Sondrio, Funivia al Bernina, Amministrazione Provinciale di Sondrio, Comunità Montana Valtellina di Sondrio, Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, Unione dei Comuni della Valmalenco, Unimont Università degli Studi di Milano e al Consorzio turistico mandamento di Sondrio.
Il Patto Territoriale della Valmalenco nasce con obiettivi condivisibili e ambiziosi: rilanciare la competitività turistica e sciistica locale, accrescere la crescita economica e sociale della valle, valorizzare le risorse del territorio tutelando al contempo l’ambiente e ponendo le basi per uno sviluppo sostenibile.
Nell’ultimo mese si sta facendo sempre più insistente l’indiscrezione che sembra annunciare una modifica al Patto Territoriale, siglato dal Comune di Chiesa in Valmalenco, quale soggetto capofila, con Regione Lombardia.
Per completezza, e senza esprimere giudizio in merito, ricordiamo che:
- l’Amministrazione Comunale di Caspoggio, negli anni passati, aveva già acquistato con fondi propri dalla F.A.B. Srl la proprietà degli impian di risalita del suo Comune. Nell’anno 2024, con fondi provenienti dai Patti Territoriali ha eseguito i lavori di sostituzione della fune della seggiovia che porta da Caspoggio alla località di S. Antonio.
- l'Amministrazione Comunale di Lanzada, nei primi mesi dell’anno 2025, ha pubblicamente dichiarato di rinunciare alla realizzazione della nuova cabinovia da località Franscia al maggengo Dosso dei Vetti per motivi “ambientali”; questo intervento si presume pertanto stralciato dal Patto in oggetto.
È doveroso ricordare quanto la precedente Amministrazione avesse fortemente sostenuto tale iniziativa, investendo risorse in incarichi per analisi, verifiche di compatibilità ambientale e fattibilità urbanistica, nonché consulenza legale (a ad oggi ancora visionabili nel sito istituzionale dello stesso Comune).
L’Amministrazione Comunale di Chiesa in Valmalenco, ad oggi, stando a quanto disponibile sul sito di Regione Lombardia ha ancora in essere la realizzazione di quattro grandi interventi di cui si riporta estratto disponile nel sito Regionale:
- Nuovo impianto di risalita da arrivo impianto “Bocchel del Torno” (2.336 mt.) a Cima Sasso Nero (2.900 mt.): Il progetto prevede la realizzazione del nuovo collegamento (seggiovia quadriposto ad ammorsamento automatico) con partenza in prossimità dell’arrivo della seggiovia esistente Bocchel del Torno a quota 2.336 mt. Da qui il nuovo collegamento permetterà di raggiungere la Cima Sasso Nero a quota 2.900 mt, allo scopo di rendere accessibile la skiarea esistente e dedicando questa zona del comprensorio al freeride, in un contesto panoramico tra i più belli delle Alpi Retiche;
- Ampliamento pista esistente e realizzazione nuova pista da gara località Alpe Palù – Barchi e Prati Pedrana: L’intervento prevede la realizzazione di una nuova pista da sci omologata per gare e competizioni della lunghezza di mt. 1500 e larghezza mt 40, e l’ampliamento della pista da sci blu “Alpe Palù – Barchi – Pra Pedrana da mt. 20 a mt. 40 di larghezza con lo scopo di renderla più agibile agli sciatori amatoriali e migliorare lo sfruttamento dell’impianto di risalita a servizio;
- Nuovi parcheggi località Vassalini: L’intervento prevede la realizzazione di una nuova area parcheggio sita in Località Vassalini in prossimità della stazione di partenza dell’impianto di arroccamento “Snow Eagle” e della piscina comunale;
- Ristrutturazione/ampliamento edificio Centro Servizi: L’intervento è finalizzato a dotare il Comune di Chiesa in Valmalenco e tutto il comprensorio di cui lo stesso Comune è baricentrico di un centro multiservizi utile sia alla cittadinanza quale beneficiario diretto che allo sviluppo del territorio in relazione alla nuova vocazione che questo sta assumendo.
Stando alle informazioni raccolte, il Comune di Chiesa in Valmalenco si trova a dover apportare modifiche al Patto sottoscritto in quanto, dopo aver conferito incarichi progettuali nell’anno 2023 (atti visionabili sul sito istituzionale dell’Ente) per la ristrutturazione e ampliamento dell’edificio Centro Servizi di Via Squadrani e per la realizzazione di nuovi parcheggi in località Vassalini (punto di partenza della funivia attuale), a fronte dell’aumento generale dei costi di realizzazione di tali opere, ha richiesto a Regione Lombardia di poter sacrificare un’opera prevista al fine di coprire i maggiori costi degli altri progetti avviati. La Regione avrebbe respinto questa rimodulazione, insistendo sulla realizzazione della seggiovia al Sasso Nero come opera-simbolo del finanziamento concesso. Il risultato paradossale è che l’intervento forse più in linea con un approccio sostenibile e di servizio, ovvero la riqualificazione dei parcheggi esistenti a Vassalini, rischia di essere accantonato, mentre vengono portati avanti quelli più discutibili sul piano della sostenibilità futura. In linea con gli indirizzi programmatici sovralocali, ricordiamo che l’Unione Europea ha adottato una nuova Strategia di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (COM(2022) 389 final) volta a rendere le comunità resilienti entro il 2050, e l’Italia si è dotata già dal 2015 di una Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SNACC), che costituisce un quadro di riferimento per Regioni ed Enti locali nell’affrontare gli impatti del clima che cambia. Tali documenti strategici sottolineano la necessità di rinegoziare il rapporto con il territorio: non più consumo e artificificazione indiscriminata, bensì gestione oculata del rischio climatico, tutela degli ecosistemi e valorizzazione sostenibile delle risorse locali. Anche le normative ambientali vigenti (es. Direttive Habitat e Uccelli sopra citate, oltre alla normativa nazionale sui V.I.A. e V.A.S.) impongono di considerare con priorità assoluta la conservazione del patrimonio naturale durante la pianificazione di nuovi interventi. Regione Lombardia stessa, attraverso il suo Programma Regionale Energia Ambiente e Clima (PREAC) e altre iniziative, dichiara di voler perseguire gli obiettivi del Green Deal europeo e della transizione ecologica: è dunque chiamata ad attuare politiche coerenti con tali impegni anche in ambito montano.
Il Patto stesso afferma di “non poter ignorare il cambiamento climatico e i suoi effetti”, impegnandosi su strategie di mitigazione e adattamento per ridurre la vulnerabilità del territorio e proclamando visioni strategiche orientate alla resilienza climatica, alla “sostenibilità integrale” e alla partecipazione comunitaria (come esplicitato nello stesso Patto Territoriale, Allegato 1, pag. 42). Sulla carta, dunque, sia il Comune di Chiesa in Valmalenco sia la Regione Lombardia hanno riconosciuto la necessità di conciliarsi con la transizione climatica ed ecologica: ne sono prova anche le iniziative promosse dall’Ente Regionale per riflettere sul futuro delle “terre alte” nell’era del climate change (es. l’incontro “Montagna invernale: tra il non più e il non ancora”, CAI Milano, 11/12/2024 di cui si allega locandina) e il workshop sostenuto dall’Ente Comunale sul futuro delle comunità alpine (UNIMONT, Chiesa V.co, 27/03/2025 di cui si allega estratto della iniziativa dal sito informatico della Università e dove i “nostri giovani” hanno rimarcato “la necessità di ammodernare gli impianti esistenti e evitare nuovi ampliamenti”). Tali eventi indicano consapevolezza delle sfide in atto, si evidenzia però una lampante contraddizione tra le dichiarazioni d’intenti e le azioni concrete emerse nella riorganizzazione delle priorità di investimento ipotizzate.
Sia l’Amministrazione Comunale di Chiesa in Valmalenco sia la Regione Lombardia stanno destinando ingenti risorse pubbliche a infrastrutture tradizionali pesanti e impattanti – nuovi impianti sciistici, ampliamenti – che appaiono in controtendenza rispetto ai cambiamenti climatici in atto e alle linee guida di sostenibilità ambientale. Questa contraddizione è evidente: da un lato si riconosce che il clima sta cambiando e si richiama la necessità di un “cambiamento di paradigma”, dall’altro si continua a perseguire il vecchio modello di sviluppo basato su espansione dell’offerta sciistica invernale ad ogni costo, anche in condizioni sempre meno favorevoli.
La Valmalenco ha la responsabilità di governare lo sviluppo locale mettendo realmente in pratica i principi di sostenibilità integrale enunciati nel Patto Territoriale, integrando il fattore umano e comunitario nelle scelte economiche.
Il progetto della nuova seggiovia Bocchel del Torno – Cima Sasso Nero (2336–2900 m s.l.m.), finanziato nel Patto Territoriale, è per noi un esempio emblematico di questa contraddizione. Quest’opera viene presentata come simbolo del sostegno economico regionale al comprensorio, ma presenta criticità marcate. In primis, l’area di Cima Sasso Nero confina con un sito Natura 2000, comprendente una ZSC (Zona Speciale di Conservazione) e una ZPS (Zona di Protezione Speciale) per l’avifauna. Questo significa che siamo in un contesto ambientale di pregio e fragilità, tutelato dalle Direttive europee Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (2009/147/CE): qualsiasi intervento qui dovrebbe essere valutato con estrema attenzione, per evitare impatti irreversibili su habitat naturali e specie protette. In secondo luogo, dal punto di vista tecnico-funzionale, la sostenibilità climatica di tale impianto è dubbia. L’idea è di rendere fruibile un versante in alta quota per attività di freeride (fuoripista in neve fresca), ma le condizioni nivologiche di quella zona sono notoriamente poco affidabili: si tratta di versanti soleggiati e rocciosi dove la neve spesso scarseggia o si trasforma rapidamente in crosta, risultando inadatta per poter essere sciata in freeride. Anche se si pensasse di realizzare una pista battuta, i limiti risultano comunque evidenti, infatti il muro della pista a valle evidenzia che, anche la pista battuta, ogni stagione, a causa del disgelo pomeridiano, nella notte si trasforma in una lastra di ghiaccio prima di ogni altra pista del comprensorio. Non essendo poi previsto un impianto di innevamento artificiale (mancando bacini di accumulo in quota), ciò comporterebbe verosimilmente lunghi periodi di inutilizzo dell’impianto per carenza di neve naturale. Basti pensare che, nella stagione 2024-2025, caratterizzata da poche precipitazioni, una seggiovia al Sasso Nero avrebbe potuto operare soltanto pochi giorni, lontanissima dalle ottimistiche previsioni di 150 giorni di esercizio annuo ipotizzate nel Patto.
Inoltre, questo nuovo impianto implicherebbe costi di gestione aggiuntivi per il Gestore (energia elettrica, manutenzione, collaudi periodici) e la necessità di maggiore forza lavoro specializzata, in una fase in cui reperire stagionali qualificati per gli impianti è già difficoltoso. Tali elementi sollevano dubbi forti sulla lungimiranza dell’intervento: il rapporto costi/benefici sul medio-lungo termine appare decisamente sfavorevole, considerato che l’unico vantaggio concreto per il cliente sarebbe l’accesso a un panorama esclusivo – peraltro già ammirabile dalla vicina area del Monte Motta – a fronte di pesanti oneri economici e ambientali.
Analoga valutazione potrebbe essere espressa sul previsto ampliamento della pista blu esistente e la creazione di una nuova pista da gara in località Alpe Palù – Barchi – Prati Pedrana. Anche in questo caso si investirebbe nell’estensione dell’offerta sciistica a quote relativamente basse (parti del tracciato sono al di sotto dei 2000 m s.l.m.), dunque in aree che nei prossimi decenni potrebbero soffrire sempre più la penuria di neve. Nel medio-lungo periodo, investire capitali pubblici in piste che potrebbero restare inutilizzate per mancanza di neve appare una scelta poco lungimirante. Di contro, sono tangibili i benefici nel breve periodo: questa nuova pista da gara sfrutterebbe impianti di risalita già esistenti e verrebbe realizzato un innevamento programmato in parallelo a una pista esistente, quindi con minori complessità tecniche (i giorni favorevoli all’innevamento artificiale si stanno riducendo sempre più) e dando un senso al massiccio taglio piante effettuato diversi anni fa in parallelo all’attuale pista rossa che scende verso Barchi e Prati Pedrana. Inoltre, una pista dedicata a gare e allenamenti consentirebbe di liberare le altre piste per i turisti, evitando chiusure di tracciati ordinari ad uso esclusivo delle competizioni. Oggi infatti capita spessissimo che una o addirittura due piste siano chiuse perché destinate a gare e allenamenti dei vari gruppi sportivi, riducendo di fatto i chilometri di piste a disposizione dei clienti. Questo fatto è anche difficile da pubblicizzare e causa incomprensioni e malumori con i clienti che non essendo compensati magari con degli sconti sul biglietto, si aspetterebbero di avere a loro disposizione tutti i chilometri di piste disponibili. In comprensori grandi, queste chiusure hanno un impatto minore, ma in comprensori piccoli come quello della Valmalenco, la percentuale di chilometri di piste a cui il cliente deve rinunciare a causa di queste chiusure, è fortemente afflitta. Essendo inoltre piste tecnicamente interessanti, la loro chiusura ne enfatizza ulteriormente l’importanza.
Viste le contraddizioni sopra evidenziate, urge a nostro avviso un cambio di rotta nelle scelte territoriali in Valmalenco, orientandole verso una maggiore coerenza con le politiche climatiche, sociali ed economiche regionali, nazionali ed europee. In questo contesto complesso, le politiche pubbliche devono essere più lungimiranti. In una rilevazione sul “Dolomiti Superski”, il più grande comprensorio in Italia, viene rimarcato che “un utente scia in media meno di tre ore al giorno; l’operatore turistico deve ragionare su attività integrative, lo sci è solo un pretesto: il territorio deve diventare protagonista del turismo invernale offrendo alternative che interpretino i desideri dell’ospite”. È fondamentale abbandonare l’idea che uno sviluppo basato unicamente sull’espansione dell’infrastruttura sciistica tradizionale possa garantire prosperità duratura: al contrario, servono strategie di adattamento e diversificazione che rendano il territorio resiliente, vivibile e attrattivo tutto l’anno, sia per i residenti sia per i visitatori.
QUALE POTREBBE ESSERE, DUNQUE, QUESTO NUOVO PARADIGMA DI SVILUPPO PER LA VALMALENCO?
In sintesi, a nostro avviso dovrebbe fondarsi su alcuni principi chiave:
- Centralità dell’Adattamento Climatico e della Tutela Ambientale: Pianificare gli investimenti tenendo conto degli scenari climatici futuri, privilegiando interventi “no-regret” (ossia utili comunque vadano le evoluzioni climatiche) rispetto a interventi ad alto rischio di obsolescenza. È opportuno evitare ulteriori ampliamenti di infrastrutture sciistiche nelle zone climaticamente vulnerabili (Sasso Nero), concentrandosi invece sulla gestione e manutenzione dell’esistente.
Parallelamente, occorre assicurare la rigorosa applicazione delle normative ambientali: ogni progetto prossimo ad aree protette deve essere sottoposto a Valutazione di Incidenza Ambientale e, se incompatibile con la conservazione degli habitat, va ridimensionato o abbandonato. Inoltre, investire nell’adattamento significa anche mitigare i rischi naturali già evidenti: nel caso in esame, è imprescindibile che Regione Lombardia intervenga sulla messa in sicurezza del torrente Mallero, la cui mancata manutenzione ha contribuito ai danni alluvionali degli anni 2023 e 2024 (con distruzione di passerelle pedonali cruciali per la fruizione turistica e quotidiana). Valorizzazione e Rigenerazione delle Infrastrutture Esistenti: Prima di costruire ex novo, è doveroso prendersi cura di ciò che già c’è in Valmalenco, migliorandolo e rendendolo adeguato alle esigenze attuali. Molte strutture turistiche e sportive esistenti risultano oggi obsolete o sottoutilizzate. Allo stesso modo, risultano prioritari gli interventi su infrastrutture di base come i parcheggi e i collegamenti.
Forniamo degli esempi pratici:
- Gli edifici noti come “Campanacci” all’Alpe Palù e al Monte Motta risalgono agli anni ’60 e versano in stato fatiscente: andrebbero riqualificati radicalmente sia dal punto di vista architettonico-paesaggistico, sia sotto il profilo dell’efficienza energetica e dell’accessibilità. Un ammodernamento di queste strutture potrebbe trasformare l’Alpe Palù in un vero villaggio alpino polifunzionale, con servizi di ristorazione, spazi per scuole sci e noleggi, magari piccoli punti vendita o un centro visitatori, integrati armoniosamente nel contesto naturale. Il Monte Motta (o Sasso Alto), già splendido balcone panoramico sulle Alpi, potrebbe diventare un punto di richiamo attrezzato per godere del paesaggio in tutte le stagioni, senza deturpare l’ambiente come invece accade ora con edifici dissonanti rispetto al contesto. Interventi di rigenerazione simili – se ben progettati – non solo migliorerebbero l’esperienza dei turista , ma allungherebbero la vita utile degli asset esistenti, evitando sprechi di risorse e nuovo consumo di suolo.
- La realizzazione dei nuovi parcheggi a Vassalini, in luogo dell’attuale area sterrata caotica e insufficiente, sarebbe un segnale concreto di attenzione verso una mobilità più ordinata e sostenibile. Un’area di sosta modernizzata e adeguata alla domanda migliorerebbe la sicurezza e il decoro, riducendo il parcheggio selvaggio e l’impatto su suolo e acque (con soluzioni di drenaggio per le piogge).
- Anche l’area parcheggio di Prati Pedrana (frazione San Giuseppe), punto di accesso a impianti esistenti, merita un’ottimizzazione: si può immaginare una razionalizzazione e pavimentazione dei posteggi comunali attuali, magari ampliandoli dove possibile, così da gestire meglio i flussi nei weekend invernali e offrire un servizio adeguato in cambio del pagamento richiesto (già oggi, d’estate, la sosta è a pagamento ma senza standard qualitativi soddisfacenti).
In generale, investire nella manutenzione straordinaria e nell’upgrade delle infrastrutture esistenti (parcheggi, strade, strutture ricettive, ecc.) è spesso meno visibile mediaticamente di un taglio del nastro per una nuova opera, ma porta benefici tangibili e duraturi alla comunità e ai turisti. Una ski-area che si presenti curata, efficiente e ben organizzata nei suoi servizi di base verrà percepita come di qualità superiore, a parità di bellezza paesaggistica, rispetto a una che offre grandi impianti ma è carente su aspetti essenziali (parcheggi dissestati, edifici vetusti, servizi chiusi). Regione Lombardia dovrebbe quindi incoraggiare e finanziare prioritariamente questo tipo di interventi di riqualificazione, che aumentano la competitività del comprensorio senza nuovi impatti ambientali negativi.
- Diversificazione dell’Offerta Turistico-Sportiva e Destagionalizzazione: Un autentico cambio di paradigma richiede di ampliare lo sguardo oltre lo sci alpino tradizionale, investendo in attività e servizi che rendano la Valmalenco attrativa 12 mesi l’anno e per una pluralità di target. Ciò risponde sia alle esigenze dei visitatori (che sempre più cercano esperienze diversificate) sia a quelle dei residenti, che beneficerebbero di infrastrutture fruibili tutto l’anno. In quest’ottica, diverse iniziative potrebbero essere messe in campo, per il potenziamento degli sport invernali alternativi e delle attività estive.
Forniamo degli esempi pratici:- Piscina comunale di Vassalini, oggi afflitta da problemi tecnici (dispersioni termiche, infiltrazioni dal tetto, perdite d’acqua in vasca) e con servizi accessori chiusi (sauna, bagno turco, bar), dovrebbe essere riqualificata urgentemente. Restituire alla comunità e agli ospiti una piscina/centro benessere funzionante significa offrire un’attività alternativa allo sci nelle giornate di maltempo o nei periodi senza neve, oltre a incentivare il benessere e lo sport per i residenti tutto l’anno. Questo rientra perfettamente nella logica di diversificazione e miglioramento della qualità della vita locale.
- Un progetto altamente strategico potrebbe essere la realizzazione di una moderna palestra di arrampicata indoor in Valmalenco, ad esempio riqualificando e ampliando la struttura esistente in località Pradasc. L’attuale parete di arrampicata, risalente a 20 anni fa e che necessità di interventi di manutenzione straordinaria volta a garantire la sicurezza degli utenti, è di dimensioni limitate e inutilizzabile nei mesi freddi poiché semi-aperta. Una nuova struttura indoor adeguata agli standard attuali permetterebbe di praticare arrampicata sportiva tutto l’anno, intercettando un trend di forte crescita globale di questo sport e attirando in valle sia appassiona sia squadre/club per allenamenti e stage. La Valmalenco ha già ottime pareti naturali attrezzate (a Campo Moro, in Val Poschiavina, in località Castello, in località Cagnoletti): un centro indoor fungerebbe da complemento, creando un polo di arrampicata integrato (indoor + outdoor) unico in provincia di Sondrio, con potenziali ricadute in termini di turismo giovanile, eventi, manifestazioni sportive e indotto per le attvità commerciali locali.
- Supportare e sviluppare il centro fondo in località Isola (Sabbionaccio) per lo sci di fondo, disciplina in crescita che già richiama numerosi appassionati. Si potrebbe prevedere un incremento dell’innevamento programmato per garantire l’utilizzo delle piste di fondo anche in annate avare di neve, nonché migliorare le strutture di servizio annesse (spogliatoi, noleggio, ristoro).
- Maggiore cura della rete escursionistica: sentieri e alte vie (come l’Alta Via della Valmalenco e l’itinerario transfrontaliero Bernina Sud) rappresentano il patrimonio storico della valle, molto apprezzato in estate ma anche in inverno per ciaspolate e scialpinismo. Ogni anno, il cambio delle condizioni climatiche e gli eventi meteorologici estremi impongono interventi di manutenzione su questa traccia : dedicarvi risorse garantisce non solo sicurezza, ma anche la continuità di un’offerta outdoor fondamentale per il turismo lento e sostenibile, che coinvolge tanto i turisti quanto le guide locali, i rifugi e le associazioni.
In definitiva, riteniamo che la Valmalenco dovrebbe puntare a un modello di sviluppo equilibrato, che metta sullo stesso piano sostenibilità ambientale, resilienza climatica, diversificazione economica e coesione sociale. I turisti del futuro cercheranno sempre più destinazioni che offrano autenticità, contatto con la natura, servizi di qualità e sicurezza; i residenti hanno bisogno di opportunità di lavoro stabili e di uno stile di vita montano vivibile. Entrambi questi obiettivi si perseguono meglio curando e valorizzando l’esistente e innovando in modo mirato, piuttosto che inseguendo opere poco integrate.
Riteniamo quindi che una nuova seggiovia, inserita in un contesto in cui ci sono così tante cose che potrebbero essere sistemate, non andrebbe ad aumentare la percezione del valore della ski-area, ma anzi andrebbe ancor più ad aumentare la mancanza di coordinamento, lo squilibrio e la disarmonia che già oggi sono evidenti nella ski-area; è infatti noto ai più che in Valmalenco ci sono delle piste battute con una qualità che difficilmente si trova altrove inserite in uno dei panorami più suggestivi delle alpi, ma i parcheggi sterrati, le strutture datate e la carenza di servizi correlati diminuiscono in modo eclatante la percezione di qualità della ski-area.
Raccomandazioni Operative per Comune e Regione
Alla luce dell’analisi svolta, formuliamo alcune raccomandazioni operative concrete, indirizzate ai diversi enti che leggeranno questo documento, soprattutto all’Amministrazione Comunale di Chiesa in Valmalenco e a Regione Lombardia, con l’auspicio che possano guidare un riallineamento delle azioni future agli indirizzi strategici di sostenibilità climaticamente ed economicamente responsabile:
- Reintrodurre e dare priorità agli interventi di riqualificazione essenziali (es. parcheggi Vassalini): Si raccomanda di non stralciare dal Patto Territoriale le opere volte a migliorare le infrastrutture di base esistenti. Il progetto dei nuovi parcheggi a servizio della Snow Eagle e della frazione Vassalini va ripreso e portato a compimento quanto prima, eventualmente rimodulando le risorse disponibili con il supporto regionale. Questo intervento, già cantierabile, risponde a un bisogno reale e urgente della comunità e dei turisti, e rappresenta un tassello importante di sostenibilità locale (riduzione del degrado urbano, migliore gestione dei flussi, minore disturbo al contesto ambientale). Regione Lombardia dovrebbe mostrarsi flessibile nel consentire un utilizzo dei fondi che privilegi tale opera, riconoscendone la coerenza con gli obiettivi di sostenibilità e adattamento (ridurre il caos veicolare è anche una misura di mitigazione delle emissioni e di adattamento alle esigenze di vivibilità locale).
- Rivedere criticamente il progetto della seggiovia Cima Sasso Nero: Invitiamo le istituzioni a sospendere e riesaminare questo progetto alla luce delle evidenze emerse. Sarebbe opportuno commissionare uno studio indipendente di fattibilità climatica ed ambientale che valuti scenario nevoso, costi operativi e impatti ecosistemici per i prossimi 20-30 anni. Se – come riteniamo – i risulta confermeranno la scarsa sostenibilità dell’impianto, Comune e Regione dovrebbero responsabilmente dirottare quei fondi verso interventi alternativi più utili (come quelli elencati in precedenza). In ogni caso, qualora si intendesse procedere, è imperativo attenersi alle prescrizioni di tutela ambientale: effettuare una Valutazione di Incidenza rigorosa, prevedere misure di compensazione ecologica per l’area Natura 2000 limitrofa, ed eventualmente ridimensionare il progetto (es. rinunciando a infrastrutture accessorie non strettamente necessarie).
Solo una progettazione estremamente cauta e rispettosa potrebbe limitare i danni, ma resta il fatto che la scelta strategica di spingersi con gli impianti in quell’area appare oggi poco giustificabile. - Sviluppare un piano di destagionalizzazione del turismo Si suggerisce al Comune di Chiesa di farsi promotore, insieme agli altri comuni della valle, di un piano integrato di destagionalizzazione da presentare in Regione per ottenere finanziamenti dedica (ad esempio attraverso bandi su attratività turistica, aree interne, montagna). Tale piano potrebbe includere: il progetto della nuova palestra di arrampicata indoor, la riqualificazione del centro sportivo e della piscina, la creazione di eventi fuori stagione, la promozione del turismo escursionistico e culturale. Regione Lombardia, dal canto suo, dovrebbe incentivare con fondi ad hoc questo genere di progettualità che mirano a creare uno sviluppo locale resiliente, in linea con la Strategia Nazionale di Adattamento e con gli obiettvi di coesione territoriale (fermare lo spopolamento delle valli, creare occupazione non precaria). Un segnale concreto potrebbe essere l’istituzione di un tavolo di coordinamento tra Regione, Comune e Comunità Montana Valtellina di Sondrio per monitorare l’implementazione del Patto Territoriale e orientarne gli sviluppi futuri secondo criteri di sostenibilità e adattamento.
- Coinvolgere la comunità locale e gli stakeholder nei processi decisionali: Coerentemente con l’approccio di “sostenibilità integrale” dichiarato nel Patto, raccomandiamo di attivare forme di partecipazione attiva dei portatori d’interesse locali nelle scelte che riguardano la valle. Ciò può avvenire tramite assemblee pubbliche periodiche, consulte tematiche (ambiente, turismo, giovani, operatori economici), o percorsi di planning partecipato. In particolare, di fronte a decisioni strategiche (come l’accantonamento di un’opera o la proposta di una nuova), turisti, residenti e categorie professionali dovrebbero poter esprimere il loro parere e contribuire con idee. Questo non solo aumenta la consapevolezza collettiva sulle sfide (es. far capire a tutti l’impatto del cambiamento climatico sul futuro dello sci in valle), ma genera soluzioni più ricche e condivise. Gli Enti dovrebbe favorire tali processi partecipativi, magari tramite il supporto metodologico dell’Università della Montagna (UNIMONT) o di altri centri di ricerca specializza nello sviluppo di comunità alpine. Un patto territoriale, per definizione, dovrebbe essere patrimonio di tutti gli attori del territorio: renderlo davvero tale è fondamentale per la buona riuscita delle iniziative e per la coesione sociale.
Conclusione
In conclusione, ribadiamo che la Valmalenco rappresenta una gemma preziosa del patrimonio alpino lombardo: il suo futuro dipenderà dalla capacità di amministratori e comunità di preservarne i valori ambientali e al contempo innovarne l’economia in modo coerente con i tempi che cambiano. Continuare sulla strada tracciata finora – fatta di grandi infrastrutture pensate come se il clima non stesse mutando e come se le risorse pubbliche fossero illimitate – significherebbe, parafrasando la critica di Dematteis e Nardelli nel libro “Inverno liquido”, rimanere ancorati a “un modello di continuità” che ha avuto successo in passato ma che oggi mostra tutti i suoi limiti. Al contrario, scegliere la via di un cambiamento di paradigma vorrebbe dire investire con coraggio nella sostenibilità integrale: ambientale, climatica, economica e sociale. Ci auguriamo che le considerazioni e proposte illustrate possano stimolare una riflessione profonda e un dialogo ampio tra tutti gli attori coinvolti – amministratori, operatori turistici, cittadini, associazioni – per ridisegnare insieme il futuro della Valmalenco. Del resto, come recita il Patto Territoriale stesso, “turisti, residenti, operatori economici e pubbliche amministrazioni non sono solo beneficiari degli interventi, ma hanno la possibilità di essere protagonisti di una nuova generazione di istituzioni, politiche, governance e alleanze” per lo sviluppo economico e sociale della valle. È tempo di rendere vera questa affermazione, abbandonando le incoerenze e costruendo una visione condivisa di sviluppo sostenibile per le nostre montagne. Solo così la Valmalenco potrà affrontare con successo le sfide del clima che cambia, restando viva, competitiva e ospitale per le generazioni presenti e future.
Ringraziando anticipatamente per la disponibilità occorsa, restando a disposizione.
Cordiali Saluti
CAI Sez. Valmalenco Il Presidente Arianna Dell'Agostino
CAI Sez. Valtellinese Il Presidente Arch. Bonomi Giovan Battista
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